Sono a Cape Town, nell’appartamento che ci ospiterà per una settimana e approfitto a buttar giù qualche pensiero a caldo approfittando che Sami sta riposando.
Il volo da Roma a Dubai è stato lungo, ma in parte alleviato dall’aereo della Emirates. Era fichissimo! Al buio il tetto si illuminava di stelle e poi le hostess, bellissime con i loro rossetti rosso fuoco, sono state tutte molto disponibili, ricoprendo il bambino di gadget e attenzioni, non potevo proprio chiedere di più.
A Dubai facciamo una sosta di 4 ore, ma non ce ne accorgiamo neanche, e ne approfittiamo per mangiare un pasto come si deve (o quasi) in una steak house chiamata Jack’s, come il superalcolico, dove se vuoi puoi anche farti una foto su una panchina accanto alla sua kitchissima sagoma.
Facciamo il pieno di vitamine a un chioschetto che fa centrifughe espresse (che buono il mango con il frutto della passione!) e mentre ci incamminiamo al gate penso a come gli aeroporti siano affascinanti sì, ma vagamente alienanti. Qui siamo a Dubai, ma non c’è niente che ci dia degli indizi al riguardo, a parte la nostra carta d’imbarco. Potremmo tranquillamente essere a Londra, Francoforte o Zurigo. Non c’è niente di tipico, mentre di arabi veri e propri neanche a parlarne, anzi, scherzando diciamo di averne visti di più a Piazza Vittorio a Roma.
Probabilmente Dubai è diventata talmente occidentalizzata da aver un po’ perso la sua identità di paese medio orientale… Oppure ho troppo sonno e troppa stanchezza per fare dei pensieri sensati…Le cose sono due…
Non mi dispiacerebbe comunque tornare qui, magari per un weekend lungo.
Dubai mi incuriosisce davvero.
Sono le quattro del mattino quando saliamo su un aereo non proprio nuovissimo e ci immergiamo in nove, dilatatissime ore, fino a destinazione. Sami ha dormito quasi tutto il tempo, (beato lui), spalmandosi su noi due e anche un pochino sul povero Fabio, il collega di Valerio in volo con noi, che con la sua lucina accesa cercava di preparare un discorso come si deve per introdurre il suo lavoro alla conferenza di domani.
Arriviamo puntuali in una Cape Town avvolta dalle nuvole… Non proprio il clima che ci si aspetta quando si parla di Africa, anche se qui è cominciato l’autunno a tutti gli effetti.
Al controllo passaporti sono tutti gentilissimi e, recuperati bagagli e passeggino, passiamo al banco della Avis per ritirare la nostra auto con seggiolino.
Piove a dirotto quando a bordo della nostra Toyota Avanza color oro (subito ribattezzata “Avanzo” visto allestimento, cilindrata e comodità praticamente inesistenti) ci inoltriamo per le trafficate strade di Cape Town, delle boulevard fiancheggiate da baraccopoli di capanne in lamiera alternate a sobborghi signorili, composti di casupole basse in muratura dove ovunque si avvisa delle presenza di vigilanti per garantire sicurezza.
Impareremo nei prossimi giorni a convivere con queste lampanti idiosincrasie e capiremo ben presto quanto Cape Town, ma forse il Sud Africa intero, sia controverso.
Ci perdiamo, nonostante il navigatore, e quando finalmente arriviamo downtown al Circa Hotel (questa la mia recensione su TripAdvisor) siamo davvero stremati. Sbrighiamo in fretta le pratiche del check-in e saliamo al settimo e ultimo piano dove ci aspetta un appartamento nuovo, modernissimo, tutto in legno e vetro, con degli spazi così importanti da volerli desiderare anche a casa.
La vista non è il massimo, un miscuglio di palazzi e palazzoni grigi, ma dietro a far da fondale, seppur ricoperta da una spessa coltre di nubi, si riesce ad indovinare l’imponente, quasi minacciosa, sagoma della Table Mountain.
Ci mettiamo comodi, laviamo via un po’di stanchezza, recuperiamo qualche ora di sonno. Sami sembra entrato in letargo, non ce la sentiamo di svegliarlo per uscire a mangiare, così ordiniamo la cena dal bistrot dell’albergo, una schnitzel di manzo con formaggio fuso e vari contorni, tra i quali dei deliziosi spinaci saltati con pinoli, e delle alette di pollo ruspante leggermente glassate con salsa bbq. Brindiamo con uno sfizioso sidro ghiacciato.
Che la nostra avventura africana abbia inizio!
Giorno 1: Victoria&Alfred Waterfront
Giorno 2: Western Cape&Cape of Good Hope
Giorno 3: Table Mountain e il calore del popolo africano
Giorno 4: Long Street, BoKaap e Waterfront
E’ vero, gli aeroporti sono un po’ una terra di mezzo, che non appartengono a nessuno se non ai viaggiatori! sono strani, per me che ho paura di volare poi anche un pochino inquietanti ahaha, non riesco mai a godere troppo della sosta negli aeroporti!
Comunque mamma mia, non pensavo che il volo per Cape Town fosse così lungo… :S
Pronta a leggere tutto il vostro racconto! 😀
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Lungo lungo Lou, sembra non finire mai…poi con lo scalo…Non sapevo avessi paura di volare…Ma è sempre stato così o c’è stato un episodio in particolare che ti ha traumatizzata? A presto con le nuove puntate 🙂 Un bacio!
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Da sempre.. O meglio, il mio primo volo a 7 anni è stato tranquillo! Forse non ha aiutato che il secondo – a 16- sia stato in mezzo ad un temporale èpieno di turbolenze! Forse per questo mi viene da dire “da sempre”! Nonostante questo non mi faccio frenare dalla paura, ho fatto Roma -New York un paio di anni fa,quasi 9 ore di volo, tranquillamente… Mi spaventano di piu i viaggi corti! E quasi sempre solo alla partenza! 😄
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Ah beh, allora direi gestibile…Meglio così! 😉
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Una delle città che amo di più al mondo!
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Hai ragione Teresa, è una città bellissima! Grazie per essere passata di qui 🙂
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