Domenica ci siamo svegliati con calma e, intenzionati a non voler restare a casa, ma allo stesso tempo, a voler a tutti i costi evitare il carnaio delle spiagge intorno Roma, abbiamo deciso di fare una gita ad Anagni.
Adoro le gite domenicali! Mi sanno di festa! Ci si mette in macchina col cuore contento, buona musica da canticchiare, qualcosa da sgranocchiare.
Questa volta il viaggio è stato talmente breve che non sono riuscita a dar fondo alla mia scorta di M&M’s (e per fortuna!). In meno di un’ora siamo già arrivati ad Anagni, in provincia di Frosinone, meglio conosciuta come “La città dei Papi“.
Ben quattro pontefici nella storia sono nati qui (Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII), e per un lungo periodo, finché cioè la sede papale non venne trasferita prima ad Avignone ed infine a Roma, Anagni è stata la residenza prescelta dai Capi della Chiesa.
Non immaginavo quanto fosse bello questo borgo che sorge in altura, in mezzo alla salubre campagna ciociara, a pochi chilometri da Fiuggi, famosa per le sue sorgenti termali.
Entriamo in paese nei pressi della Chiesa di S.Andrea, ma la nostra attenzione viene catturata da un edificio medievale proprio dirimpetto la parrocchia.
Ha mura affrescate e decorate da bassorilievi, mentre una scala conduce ad una loggia al piano superiore. Sprigiona carisma e mistero.
Si chiama Casa Barnekow, dal nome dell’ultimo proprietario, un pittore svedese, che la acquistò e restaurò. Si narra che addirittura Dante Alighieri vi abbia albergato di passaggio in città, quando ancora si chiamava Casa Gigli.
Proseguiamo senza fretta alla fine del viale che conduce a Porta Cerere, quindi scendiamo verso Porta del Sole, tra antiche case in tufo dalle quali provengono i rumori delle famiglie che si accingono a mettersi a tavola per consumare il pranzo domenicale, il pianto di un neonato con troppo sonno, odore appetitoso di soffritto.
Troviamo un ristorante che avrà venti coperti in croce, si chiama La Cantina della Valle.
La proprietaria, Marcella, ha l’aspetto di un’ostessa dei vecchi tempi, con il grembiule indosso e i modi spicci delle persone genuine. Ci accoglie come fossimo parenti, ci invita a prendere posto in questo ambiente freschissimo che ha proprio l’aspetto di una cantina dalle mura spesse, con qualche asse di legno messo alle pareti a mò di scaffale, pentolacce di rame, scopette di saggina che penzolano dal soffitto.
Annuncia che il pranzo sarà a menù fisso, una nutrita galleria di antipasti freddi e caldi e poi il primo piatto (se ce la faremo).
Ma prima Marcella ci racconta un po’ la storia di questo posto.
Siamo in un ex convento del 1600, in quella che un tempo era una stalla, davanti alla porta chiamata Del Sole dove “in un imprecisato giorno di giugno del 1261 entrò San Francesco d’Assisi per far riconoscere il suo ordine dal Papa“.
Ci saranno altri momenti durante il pranzo in cui ci delizierà con altre vicende legate ad Anagni e ai molti personaggi illustri che hanno contribuito a scriverne la storia.
Ad esempio, ci racconta di Fabio Valente, personaggio ripreso nel film Il Gladiatore, che nacque qui e che divenne un importante militare ai tempi della guerra civile dopo la morte dell’imperatore Nerone.
Di Cola di Rienzo, tribuno inviso alla nobiltà romana per le sue idee progressiste, tanto che venne perseguitato dalla Santa Inquisizione. Si vendicò ferocemente dei suoi detrattori una volta uscito di prigione.
Di Benedetto Caetani, meglio noto come Papa Bonifacio VIII, un uomo ben lungi da essere considerato un buon cristiano. Corrotto, violento, amante dei piaceri della carne e della tavola, ebbe in Dante uno dei suoi acerrimi rivali, tanto che il Poeta lo sbatté nell’Inferno ancora prima che morisse.
Ed el gridò: «Se’ tu già costì ritto,
se’ tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto.
Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio
per lo qual non temesti tòrre a ’nganno
la bella donna, e poi di farne strazio?».
(Inferno, Canto XIX vv. 54-57)
Il nome di Bonifacio VIII è legato indissolubilmente all’episodio noto come Lo Schiaffo di Anagni quando, all’apice del dissidio tra Roma e Francia su chi dovesse detenere il potere spirituale e temporale tra papa e monarca, il pontefice venne oltraggiato dal Re di Francia Filippo IV detto Il Bello.
Studiando la vicenda sui libri di storia mi ero immaginata un vero schiaffo, invece, con un pizzico di delusione, ho scoperto che si tratta solo di una metafora. Peccato… Io un bel man rovescio glielo avrei assestato per davvero! Certo, mi sarebbe servita una scala. Sapevate infatti che Bonifacio VIII era alto più di due metri? Secondo me era affetto da gigantismo… Ma insomma, chi altri nel 1300 poteva vantare una simile statura?! E certo che poi faceva il prepotente!
Sono a bocca aperta davanti alle capacità di Marcella di intrattenere i commensali. Per un attimo mi è sembrato di essere a teatro. La nostra ospite è in piedi e in controluce sulla porta d’ingresso, gesticolando e modulando il tono della voce a seconda del racconto per dar ora forza, ora rabbia, ora ironia, e sembra riempire la stanza in cui ci troviamo di tutti questi personaggi, che si avvicendano proprio come fossero dei commedianti anche loro.
Conclude raccontandoci di una magnifica scoperta che è stata fatta proprio nella stanza in cui ci troviamo.
A ridosso di quella che ora è la cucina anticamente c’era un pozzo.
Con il fare misterioso degno della miglior prestigiatrice che senza trucco e senza inganno si propone di ammaliare i propri spettatori, tira fuori da una tasca del grembiule una piccola bisaccia dalla quale fuoriescono tintinnando delle antiche monete romane rinvenute all’interno della cisterna.
Sopra vi è raffigurato Marco Aurelio, ma anche il Dio Giano, quello che secondo la tradizione romana aveva un duplice volto, uno sguardo sul futuro e uno sul passato, una delle divinità più amate dell’antichità.
L’atmosfera che si è creata è molto particolare, ricca di suggestioni, ma non bisogna pensare che sia stato architettato tutto per mascherare un pasto di scarsa qualità, anzi.
La signora è orgogliosa dei suoi prodotti, e giustamente. Il pranzo è pieno di cose buone e genuine. Le uova della frittatina sono delle sue galline, le verdure del proprio orto, le salsicce e i salumi dei suoi maiali, la marmellata che accompagna la ricotta di bufala è preparata in casa, i tagliolini fatti a mano.
Ci alziamo da tavola completamente sazi e soddisfatti del pranzo, che si è rivelato una esperienza, per proseguire la nostra visita.
Dalla valle saliamo su in cima alla elegante Piazza Cavour, dove antichi palazzi color pastello affacciano su un Belvedere terrazzato con spazi verdi e fontane. Non c’è nessuno a quest’ora e con questo sole. Giusto qualche anziano si riposa con un bicchiere di birra ai tavolini di un bar.
Proseguendo oltre arriviamo prima al Palazzo Bonifacio VIII, dove visse il Pontefice e dove avvenne il famoso oltraggio, quindi siamo sulla Piazza del Duomo, uno spazio che invita al respiro grazie a un bella vista sui tetti delle case e le verdi colline che ci circondano, tra caffè e ristorantini dove è possibile mangiare un boccone all’aperto.
Qui si erge la Cattedrale di Santa Maria, una imponente costruzione risalente al 1072. E’ in stile romanico, severo, semplice e magnifico.
Purtroppo a quest’ora è chiusa alle visite, ma sbirciando su internet ho caricato alcune immagini degli interni, in particolare la Cripta e la Navata Centrale.
Non pensate siano splendidi?


Per noi saranno una scusa per ritornare.
Anagni si è rivelata una sorpresa, un vero scrigno di tesori e di storia a poca distanza da Roma.
Ci siete mai stati?
Ok, è ufficiale, mi devo trasferire dalle vostre parti! 😀
Mi piace un sacco l’effetto “grezzo” che hai dato a diversi scatti, qual è il tuo segreto? 😛
Baci
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…le mie mani tremolanti da fotografa scarsa! 😂In realtà il centro di Anagni è tutto così, antico, grezzo, come dici tu. Se sei una appassionata di fotografia qui puoi trovare pane per i tuoi denti. 😊 Grazie per essere passata!
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Sono rimasta stupita, non immaginavo Anagni fosse così bella e affascinante. Sarà che anch’io l’ho sempre collegata al famigerato schiaffo e alle vicende papali. Bella sorpresa, grazie! Un abbraccio!
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Neanch’io sai, ma poi mi sono dovuta ricredere. Raramente mi è capitato di venire colpita così positivamente da un luogo per il quale nutrivo qualche vago pregiudizio. Grazie a te Giulia, ti abbraccio.
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Non posso che sottoscrivere il pensiero di quella frasetta nella foto9 😛
Bellissima la faccenda della narrazione fra una portata e l’altra. Immagino i commensali incantati ad ascoltare quella “mattatrice”! La Cantina della Valle: mi fido di come l’hai descritta, la segno e se ci passo dico che me l’ha consigliata una brava blogger! 😉
Mi è piaciuta anche Piazza Cavour, le sue facciate hanno un qualcosa che mi ha trasportata indietro negli anni 50. Non mi stupirei di trovare in qualche bar delle vecchie insegne Campari o Martini!
Sei coinvolgente come sempre nei tuoi racconti Alessia! :*
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Non mi era mai capitata una cosa così. Un tour della città stando seduti a tavola. Fantastico. E l’abbiamo scoperto per caso poi. Il ristorante dove avremmo voluto mangiare era chiuso. Marcella è una forza dirompente, che personaggio. L’hai definita proprio bene, mattatrice…con doti da cuoca, vuoi mettere? 😉 Piazza Cavour è bellissima, molto anni ’50, è vero… Ho dovuto moderare il numero di foto da mettere nel post, se no veniva fuori una gallery solo per lei 😂. Grazie sempre di cuore Dani! 😘
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Mi piacciono tantissimo i posti dall’aria un po’ trasandata. E quei due balconi decorati con una testa di toro e quella che mi sembra la testa di un diavolo? Lo scenario ideale per i racconti misteriosi di Marcella.
Te l’ho già detto ma te lo ripeto: quando leggo i tuoi racconti mi sembra di leggere un libro, complimenti!
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Eh, quel palazzo aveva tutta l’aria della casa stregata. Peccato non poter sbirciare dentro… Marcella ha colto nel segno, la story teller giusta nel posto giusto 😉 E tu sei sempre gentilissima…😍 Grazie Silvia!
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Sono stata diverse volte ad Anagni, ma confesso che tutte queste cose belle mi sono sfuggite!
Grazie, la prossima volta non accadrà! 🙂
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Grazie a te Arianna! Lieta di averti raccontato qualcosa che ti ha colpito😊 Ciao!
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Ma lo sai che non ci siamo mai stati? pur essendo effettivamente molto molto vicina a noi!
Ci hai aperto un mondo, prossima gita domenicale (chissà quando sarà! ahahah) si va ad Anagni!
Bellissima! 😀
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Vale la pena ragazzi. Io l’ho sempre un po’ snobbata, sbagliando. Ci sono delle chicche intorno Roma, e spesso non ci faccio caso… 😉 Grazie cari, un bacio a voi!
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Mio padre ha lavorato ad Anagni per una ventina d’anni. Per diverso tempo l’ho associata ad un agglomerato industriale e all’autostrada, poi una domenica mio padre mi ha portata ad un pranzo tra colleghi su in paese: hai ragione Alessia, Anagni è stata una bellissima sorpresa!
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“Ma te pare che mò in Ciociaria c’hanno le città belle! Io vengo da Roma!”
Ecco, quando si parlava di Anagni il mio atteggiamento, odioso, era per lo più questo. E mi sono sbagliata. E sono contenta di averlo fatto perché poi la sorpresa nel constatare quanto questo borgo sia affascinante è stata ancora più grande 😉
Grazie Francesca! Ti abbraccio!
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Noi siamo stati ad Anagni una domenica di Agosto… il giorno sbagliato, era tutto chiuso (ovviamente),il paese era deserto e faceva un caldo allucinante! Infatti non mi fece una grande impressione nonostante avessi un buon ricordo dato che da bambina mi ci portavano spesso a trovare dei parenti. Dopo aver letto il post devo assolutamente tornare ed ovviamente mangiare dalla signora Marcella!
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Marcella ha furoreggiato! Ahahahah! Bene, sono contenta. 🙂
Certo, trovare tutto chiuso non aiuta… a me capita quasi di sentirmi rifiutata dal luogo che sto visitando quando mi succede…Agosto è un mese terribile da questo punto di vista. A noi capitò all’Abbazia di Farfa, in Sabina, un sabato però. Tutto chiuso, pure il complesso monastico. La desolazione. Son rimasta talmente male che penso non tornerò più.
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Anche a Farfa…stessa esperienza! 🙂
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Aah, ma allora è un vizio…😁 Farfa non ci meritate!😉
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Voglio assolutamente conoscere Marcella! Quanto mi piace quando i proprietari di un locale non ti trattano da cliente ma da amico, anzi anche meglio in questo caso. E’ bello sedersi a tavola e conoscere la storia di dove ci si trova. Veramente coinvolgente.
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Se poi alla storia del posto in cui ti trovi aggiungi una cucina buona e genuina, il gioco è fatto 😉 Marcella nei nostri cuori! 😊
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