Fino al 12 febbraio l’arte di Edward Hopper in esibizione al Complesso del Vittoriano.
La mostra, realizzata sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York, mi ha incuriosita da subito, visto che era stata pubblicizzata come una delle più complete dedicate all’artista americano.
In effetti le opere in esposizione sono parecchie, più di 60.
Non è la prima volta che Roma ospita i capolavori di Hopper. Qualche anno fa, al Museo del Corso, sull’omonima via, c’era stata una mostra a lui dedicata, ma per vari motivi non riuscimmo ad andare.
Al Vittoriano l’ultimo ingresso per vedere la mostra è alle 18:30. Il biglietto costa 14 euro, ma se si è viaggiato con Frecciarossa e si mostra il biglietto alle casse si ha diritto ad un ingresso completamente gratuito e ad un secondo a metà prezzo. Se inoltre si conserva il biglietto della mostra di Hopper si può accedere, in un altro giorno della settimana, a prezzo ridotto, ad un’altra mostra in programma. Vi dico solo che fino all’8 gennaio c’è Antonio Ligabue…;)
All’ingresso alla mostra sarà possibile accomodarsi per vedere un breve filmato che vi aiuterà a inquadrare Hopper nel suo contesto storico, i primi del ‘900, quando, finiti gli studi d’arte presso la New York School of Art, intraprende il suo primo viaggio in Europa, a Parigi, città che lo inizierà all’Impressionismo.
Adora Parigi, in particolare ama restare ad osservare la gente che passa il proprio tempo a divertirsi e a rilassarsi nei bar e nei cafè e non come a New York, dove, dice “la gente và sempre di corsa e pensa solo a far soldi“.
Visiterà anche Berlino, Bruxelles, Londra, ma Parigi gli resta nel cuore, e i primi lavori sono tutti dedicati a lei, ai suoi parchi, alle sue chiese, ai suoi scorci sulla Senna, ma le atmosfere sono ben lontane da quelle eteree dell’Impressionismo. Già dai primi lavori si avverte un senso di inquietudine che inquadra Hopper come un uomo del ‘900, fragile, nevrotico, inquieto.
Quando torna a New York i suoi lavori non vengono apprezzati. L’arte americana in quel periodo è di tipo nazionalista, conservatrice, così si mette a fare l’illustratore (impiego che odia, ma che se non altro gli dà da vivere) e nel frattempo comincia a raffigurare scene di vita americana.
Stazioni, isole sul fiume Hudson, ponti e una serie di acque forti che io trovo semplicemente grandiose. Soprattutto questa, dal taglio molto cinematografico, un lavoro che sembra estratto dalle pagine di qualche fumetto noir, Ombre nella Notte.
Il dipinto conosciuto come Soir Blue è come un addio alle atmosfere parigine e viene ritrovato nel suo studio a Washington Square dopo la sua morte.
Nel quadro è rappresentato tutto il genere umano possibile, dai protettori, ai borghesi, dai militari agli artisti.. e poi quella prostituta che si erge su tutti con il mento alto della sfida e lo sguardo perso nei propri pensieri.
Acquista una casa con la moglie a Cape Cod, a Truro, e dipinge en plein air. Sono di questo periodo capolavori come Cape Cod Morning o Il Faro di Two Lights.
Nel frattempo continua a guardare alle città, file di palazzi tutti uguali, realtà alienanti chiuse in claustrofobici ambienti nei quali, anche se c’è interazione, l’uomo resta solo con i suoi pensieri, le sue angosce quotidiane e personali. Nelle poche tele in cui vengono ritratte persone c’è sempre tensione, pensieri che rimangono inespressi, come per aria, qualcosa di non detto, di inafferrabile.
Adoro questo artista e il senso di inquietudine che le sue tele riescono a regalarmi ogni volta. In questa mostra ho avuto modo di scoprirne alcune che però non conoscevo e che mi hanno affascinata per la loro potenza.
In particolare, The Stairway, dove il senso di angoscia, della minaccia incombente che sta per esplodere viene secondo me espressa con una tale maestria che è difficile descrivere a parole.
Un’altra cosa che mi è piaciuta dell’organizzazione è stata un’interessante retrospettiva di come Hopper abbia influenzato il cinema. Wes Anderson, Michelangelo Antonioni, Alfred Hitchcock e tanti altri grandi maestri del cinema hanno attinto a piene mani nella sua arte, prendendo ispirazione per i propri film, dalle sceneggiature, alla fotografia, alle scenografie.
Se poi vi verrà il guizzo d’artista potrete sempre disegnare con Hopper. Un angolo della mostra è dedicato a disegnatori o aspiranti tali che potranno riproporre le opere dell’artista americano. Le migliori verranno pubblicate sul sito della mostra con l’hashtag #HopperRoma.
Mi scuso per la scarsa qualità delle immagini. Ho un cellulare indegno. Ma comunque volevo provare a rendervi partecipi di tanta bellezza. Se vi interessa il genere e siete di passaggio a Roma, fate un salto al Vittoriano perchè questa mostra merita davvero!
Alla scoperta di un genio schivo dalla disarmante umiltà.
Non sono appassionata d’arte e sinceramente non conoscevo le opere di quest’artista, però si vede che a te piace molto. Le foto che hai fatto secondo me sono venute piuttosto bene, io avrei fatto mooooolto di peggio col telefono! Bella l’idea del biglietto gratis per chi viaggia coi Frecciarossa, e bella soprattutto l’idea di poter riprodurre le opere di Hopper in un angolino fatto apposta 🙂
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Sì, anche a me sono iniziative che sono piaciute molto. Anche perché il prezzo del biglietto intero non è proprio economico, quindi bravi loro che si sono inventati questa cosa. Sei molto buona per le foto…pensa che volevo scaricarle da Google perché mi sembravano indecenti! Però mi sembrava troppo impersonale.. Grazie cara, buona giornata!
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L’inquietudine di Hopper viene parecchio fuori soprattutto negli sketch in bianco e nero. Bellissimo il periodo “CapeCod”, come si vede che è stata una parentesi più serena della sua vita, si percepisce dall’amministrazione dei colori (hahah parlo come un critico…è che una vita fa dipingevo anch’io!).
Delle promozioni Frecce+evento ne ero a conoscenza ma purtroppo non ne ho mai potuto usufruire, peccato perchè sono davvero interessanti!
Alessia ora la butto lì: non hai mai avuto (anche solo per un attimo) la sensazione di ammirare delle copie di opere originali? Voglio dire, davvero ad esempio la Gioconda E’ la Gioconda? Chi ci dice che non siano delle riproduzioni fedelissime? Alla fine chi è in grado di capirlo dietro una teca? Davvero opere di valore inestimabile sono messe a disposizione della collettività COSI’? E’ il gene complottista che ho ereditato da mio padre non ci far caso! 😀 😀
Scusa il pippone, un abbraccio! 😉
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Ah guarda Dani, tutto può essere. Non sono un’esperta, quindi non sarei mai in grado di distinguere una copia da un originale. Non ci avevo pensato a questa cosa…Mi sento un po’ sciocchina a non averlo fatto…😉 Davvero dipingevi Dani? Posso chiederti perché hai smesso e cosa ti piaceva dipingere? Un bacione e grazie😍
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MAnoo perchè dici sciocchina 😀 volevo condividere con te questa strana impressione che mi è capitato di provare spesso e non volentieri. E’ strano, ci sono opere “altisonanti” che hai visto per anni sui libri, in tv, sui giornali e poi quando le vedi dal vivo non ti comunicano nulla, il vuoto. Quasi hai voglia di passare oltre. Altre opere che invece ti catturano, ti emozionano e non ti mollano! Ho attribuito la colpa di questa sensazione alla percezione dell’autenticità: “Ma sì, tanto questa cosa è falsa, la vera chissà a casa di quale magnate si trova”! Hahahh ora la sciocchina sono io 😛
Ho appeso i pennelli al chiodo da tanti anni…l’arte è come l’amore…non vuole pensieri! 😛 Ho cominciato con olio su tela e poi sono finita a dipingere sulla pietra. Facevo ritratti di animali (soprattutto cavalli, il mio amore) solo che poi la gente ha cominciato a chiedere ritratti di animali sfregiati, senza il muso, senza occhi e da lì addirittura passai a ritratti di persone decedute. Mi ci vedi, io nella mia cameretta con la tela e la prece del defunto da riprodurre? 😀
E poi ebbi una brutta batosta ma proprio brutta! Mi rubarono un’opera con la quale vinsi anche un concorso regionale, all’epoca le compravendite su internet non erano ancora regolamentate come oggi ed era facile incappare in truffe. Era un presepe dipinto tutto su sassi (pesava 40kg). Nonostante una denuncia alla polizia postale e nonostante una rogatoria internazionale (i truffatori erano di Londra) non ho mai saputo che fine abbia fatto! 😦 Ora c’è proprio il rifiuto di riprendere i pennelli 😀 Chissà, in età pensionabile forse…hahahaha!
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Ho visto le foto che mi hai mandato su Twitter, anche dell’opera rubata. Che peccato che tu abbia smesso, Dani. Eri-sei-proprio brava! Capisco la batosta e la delusione (enorme), però penso sia un dono riuscire a fare quelle cose (io avrei la stessa abilità di una scimmia senza pollice opponibile, per esempio) ed è un peccato privarsene e privarne gli altri. Spero che ci ripensi…;) Grazie ancora Dani, per le foto e per avermi fatto conoscere anche questo tuo aspetto inedito 🙂
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Grazie di cuore per le tue parole Alessia!
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Conoscevo solo il dipinto della donna seduta sulla balconata perché credo che fosse la copertina di qualche libro che ho letto anni fa – perdona la mia ignoranza. Pur non sapendo nulla non posso non apprezzare questi lavori che – come dici tu – trasmettono un’angoscia non indifferente, soprattutto the Stairway.
Grazie per averne parlato 🙂
Ah, le foto sono bellissime!
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No Silvia, ma che ignoranza, io pure non è che possa definirmi questa grande esperta, più che altro sono una “fruitrice entusiasta” 😉 Grazie a te, buona serata! ♥
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Ciao! Sono stata alla mostra di Hopper a Bologna l’anno scorso e posso dirti che ho avuto la tua stessa impressione di inquietudine e fascino. Bellissimo articolo e ottima selezione delle opere, alcune le avevo viste a Bologna, altre forse non c’erano o forse me ne sono dimenticata (come ad esempio The Stairway). è stato bello vedere Hopper attraverso i tuoi occhi!
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Alcune opere di Hopper potrei restare a guardarle per ore, affascinata da quel senso di mistero che esprimono. Altre quasi infastidiscono per il dolore e la desolazione che raccontano… Hopper è proprio potente!😉 Io ti ringrazio moltissimo, per essere passata e per il tuo bel commento! Ciao, buona giornata!
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Io ADORO Hopper, il modo in cui riesce a parlare all’osservatore attraverso quelle che possono sembrare opere semplici o di poco effetto ed invece ti catapultano in un mondo introspettivo pazzesco!
Ancora non sono riuscita ad andare alla mostra, al contrario mio Stefano non lo apprezza molto ….ma cercherò di non farmela sfuggire!!!!
Grazie per avermela fatta vivere in anteprima ❤
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Oops, spero di non averti raccontato troppo allora 😧 Se puoi cerca di andare perché è tra le mostre più belle che ho visto a Roma negli ultimi tempi. Si ricrederà anche Stefano, secondo me…😉 Un bacio, buon weekend!
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Io ho visto la mostra al Corso qualche anno fa e mi era piaciuta tantissimo, Hopper era veramente un pittore fantastico. Peccato però all’epoca non ci fosse il suo famoso dipinto “Nighthawks”, per caso stavolta l’hanno portato? Se così fosse magari quando vengo a Roma ci faccio un pensierino 😀 un abbraccio cara!
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No, purtroppo non c’era manco stavolta… Se lo tengono stretto…😉 Siete tornati? Tutto bene? Ciao Giù, buon weekend!
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Mi ero persa alcuni dei tuoi post, Alessia, ma sto recuperando! Splendide queste foto che mi trascinano nel mondo di un artista che adoro. Alcune opere trasmettono inquietudine, altre un senso di silenzio e tranquillità nei paesaggi accarezzati dalla luce, in quelle case sul mare. Quanto mi piacerebbe vedere la mostra! Un bacione!
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