Cosa Vedere A San Francisco e Dintorni: California Academy of Sciences e Berkeley

Il 3 gennaio visitiamo la California Academy of Sciences.

dsc_0815Entrando, un bellissimo scheletro di T-Rex ci dà il benvenuto, mentre alle sue spalle, in un ambiente che introduce agli animali e al clima tipici del Nord, un enorme pupazzo di neve fa sentire il clima di festa con una autentica nevicata! Sì, è proprio neve, atossica e digeribile, quella che scende e che fa urlare di gioia i bimbi presenti, un vero spettacolo.

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Mi sento di darvi subito un consiglio. Appena entrate prenotate subito il vostro posto per il Planetarium.

Sono previsti due tipi di spettacolo, uno a tema Pianeta Terra, l’altro sull’Universo, entrambi a orari prefissati e con capienza limitata. Per accedervi bisogna ritirare dei voucher appositi compresi nel costo d’ingresso.

Cercate di organizzare la visita in funzione agli orari previsti per lo spettacolo che vi interessa seguire, tenendo conto che non fanno entrare i passeggini. Noi non l’abbiamo fatto e ci siamo ritrovati ad aver visto tutto il museo a due ore dal primo spettacolo disponibile.

La visita è completa e stimolante e, se si viaggia con i piccoli, è ancora più divertente.

Si può esplorare il regno della foresta pluviale, con la sua fitta vegetazione e i suoi straordinari esemplari di fauna.

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Hey tu…
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…dici a me?

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Perdetevi nelle sale dell’acquario, dai pesci di acqua dolce, agli squali, dalle vasche tattili, dove potrete carezzare grosse stelle di mare, alle creature degli abissi.

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Ne abbiamo girati di acquari, tra Valencia e ultimamente anche quello di Copenhagen, ma non avevo mai visto tanta varietà tutta insieme. Ci sono esemplari che non mi era mai capitato di vedere prima come, ad esempio, i “Dollari della Sabbia”.

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Solo qui si può trovare un vero acquario tropicale, un planetario e contemporaneamente un coccodrillo albino, Claude, al piano di sopra.

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Anaconda!

E poi c’è tutta la parte dedicata ai terremoti, con tanto di casa traballante che aiuta a farsi un’idea della devastante scossa sismica dovuta allo spaccamento della faglia di Sant’Andrea del 1906, lo spazio per la geografia astronomica, per la biodiversità, la genetica, le gemme e i minerali.

img_20170103_131556009-2img_20170103_131538015img_20170103_134533836img_20170103_135348912Tutto in chiave ludico-didattica, senza annoiare, e organizzata come solo gli americani sanno fare.

La definirei una tappa obbligata per le famiglie, soprattutto per chi ha bimbi sotto i tre anni… L’ingresso è gratuito per loro. Per gli adulti costa caro. 35 dollari a persona, anche se è vero che l’intero ricavato va alla ricerca.

Per chi non viaggiasse con bambini o non fosse interessato a tutto questo sapere, si può accedere al ristorante del museo dalle 17:00 in poi per un aperitivo diverso, proprio in prossimità del Living Roof.

Altrimenti date un’occhiata sul sito agli eventi extra che si organizzano soprattutto d’estate.

Piove a dirotto quando usciamo da lì, ma andiamo comunque a farci un giro in centro, a Union Square, dove un albero di Natale color oro riesce a impreziosire l’ambiente. Non troviamo parcheggio, peccato, non ci sarebbe dispiaciuto fare shopping in saldo, e complice un po’ di stanchezza preferiamo tornare a casa.

L’indomani, giornata uggiosa, attraversiamo di nuovo il Golden Gate Bridge per andare a vedere Berkeley, prestigioso polo universitario dalla bellezza di 50.000 dollari annui, alloggio escluso.

Posso dire che è stata una grande delusione?

Probabilmente non ha giovato vederla di inverno, sotto la pioggia, il freddo e parte della città universitaria ancora vuota per via delle vacanze natalizie appena trascorse, fatto sta che l’ateneo mi sembra piccolino e piuttosto anonimo (mi è venuto naturale fare il confronto con Harvard…Tutto un altro carisma…), mentre nei dintorni meritano solo le antiche abitazioni in stile vittoriano ormai adibite a dormitori suddivisi per confraternite.

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Ci fermiamo per prendere qualcosa di caldo in quello che ha tutto l’aspetto di un bar per studenti, con i tavolini occupati da libri e laptop e un listino prezzi più abbordabile rispetto agli standard. Peccato che il caffè sia imbevibile…

Passiamo gran parte del nostro tempo all’interno di un grande negozio che ha un ricco reparto merchandising dei Golden Bears, la squadra di football collegiale, per ripararci dalla pioggia.

Per pranzo troviamo un ristorante thailandese dal nome semplice, ma che si rivelerà squisito: The Noodle. La mia zuppa tradizionale con latte di cocco e pollo, mi pare fosse il Tom Kha Gai, era eccezionale. Per non parlare della gentilezza del personale, timido e sorridente…Troppo carini.

Torniamo in città sotto un bell’acquazzone, ma ci sembra ancora presto per chiuderci in casa, così passiamo al Golden Gate Park per visitare il Conservatory of Flowers, una bella serra in stile Vittoriano, di legno e vetro, che con il suo candore spicca inevitabilmente in mezzo a tutto il verde che la circonda.

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L’ingresso costa solo 8 dollari, gratuito per i bambini, e permette una passeggiata tra piante acquatiche e tropicali, tra carnivore e officinali, in mezzo a un tripudio di colori e farfalle. Piacevole davvero.

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La pioggia oggi non molla quindi in macchina passiamo al Japanese Tea Garden, una delle parti più antiche del Golden Gate Park. Nato come villaggio giapponese alla fine del 1800, divenne ben presto un punto di riferimento per la nutrita comunità asiatica della città.

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Hey you, get out!

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Oggi è un giardino orientale a pagamento con laghetti, ponticelli, templi e un punto ristoro.

Non siamo entrati, abbiamo sbirciato solo dall’esterno, così stavolta per davvero, torniamo a casa, dove finalmente conosciamo Katie, la padrona di casa, e Violet, la sua figlia adolescente, dolcissime nel portarci un mazzo di rose e ciclamini bianchi, già a mollo nel loro vaso, per “farsi perdonare per il ritardo”.

Credo intendano nelle presentazioni, le vediamo solo ora dopo giorni che siamo arrivati, ma sono così carine che non stiamo più di tanto a sindacare. Questa casetta con tutti i suoi abitanti è stata davvero il valore aggiunto a questo viaggio ❤

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Vivo a Roma, sono farmacista, ho 43 anni. Due figli, tre gatti, un pastore maremmano. In viaggio con Vale dal 2004, mi piace pensare che si possa viaggiare anche solo con un buon libro, un film, una canzone. Il blog nasce per il piacere di scrivere, immortalare e condividere le nostre esperienze di viaggio in giro per l'Italia e nel mondo. Sono una blogger atipica, molto poco social e non mi piace apparire in foto. Sogno il Sud America, ma poi con il cuore torno sempre a Parigi.

12 pensieri riguardo “Cosa Vedere A San Francisco e Dintorni: California Academy of Sciences e Berkeley

  1. Ti giuro che senza leggere le didascalie della sequenza del pappagallo ho pensato la stessa frase! L’espressione era proprio quella! 😀
    Meravigliosa la serra vittoriana e invece peccato per Berkeley 😦 come dici tu sicuramente è stato per via delle feste, del clima e della giornata! Certo che ci si è messa proprio la pioggia eh!
    Ma i padroni di casa con il mazzo di fiori??!! *_* Qui in Italia non riesco proprio ad immaginarla un’accoglienza simile!
    Ciao Ale, ti abbraccio! 🙂

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    1. Vero? Troppo forte quel pappagallo…Si è prestato a un book fotografico in pratica, mettendosi in posa…Lo sapeva di essere bellissimo 🙂
      Ho pensato la stessa cosa, in Italia probabilmente ci avrebbero lasciato le chiavi sotto le zerbino e via…Quei piccoli gesti che ti lasciano senza parole.
      Ciao Dani, buona settimana!

      Piace a 1 persona

  2. Bellissimo il pappagallo coatto 😀 la casa traballante deve essere davvero impressionante, soprattutto dopo le recenti scosse violente dalle nostre parti.
    Aspetto la prossima puntata, un abbraccio!

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    1. Sì, è stata un’esperienza forte quella della casa traballante, che aiuta a farsi un’idea, sì, ma moooolto approssimativa di un vero sisma. Il pappagallo se la scoattava alla grande là dentro…Padrone indiscusso del reparto umido😂😂😂

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