Ricordando Anthony Bourdain: giro del mondo in 5 specialità

Do we really want to travel in hermetically sealed popemobiles through the rural provinces of France, Mexico and the Far East, eating only in Hard Rock Cafes and McDonald’s? Or do we want to eat without fear, tearing into the local stew, the humble taqueria’s mystery meat, the sincerely offered gift of a lightly grilled fish head? I know what I want. I want it all. I want to try everything once.”

Questa è una delle frasi che preferisco dal repertorio di Anthony Bourdain, chef, scrittore e star televisiva, scomparso recentemente.

Nel bene o nel male è stato un antesignano di quel genere di programmi che risaltano lo stretto legame tra viaggio e cibo (su LaF, il giovedì, non perdevo una puntata di Cucine Segrete, soprattutto le prime stagioni), e mi ero talmente abituata al suo modo rude, scazzato, persino un po’ antipatico di porsi che quando ho letto del suo suicidio sono rimasta senza parole.

Bourdain ha saputo relazionarsi con gente da tutte le parti del mondo grazie al cibo, una lingua universale, capace di unire culture diverse e, anche se solo per la durata del pasto, a livellare le classi sociali.  Mi piaceva quella confidenza che si veniva a creare durante il programma, quel saper mescolare, a tavola come accanto al fuoco, storie di cibo e personali.

E per questo mi piace quella frase, perché contiene il lasciarsi andare, il fidarsi (e in un certo senso l’affidarsi..) che ogni viaggio dovrebbe portare con sè.

Abbandonare la propria comfort zone, quante volte lo abbiamo sentito dire? E quante volte possiamo dire di averlo fatto davvero, anche a tavola, in paesi lontano dal nostro?

Proprio ispirandomi alla citazione di Bourdain, ho provato a pensare a tutte quelle volte in cui ci siamo “buttati”, provando piatti non necessariamente strani o esotici (definizioni queste che avrebbero fatto rabbrividire Bourdain), ma di certo rappresentativi di quella cultura o Paese.

Questo il nostro giro del mondo in 5 specialità tipiche.

Haggis, Scozia

Il primo piatto che mi viene in mente in termini di “ma sì, mi lancio” è l’haggis, una specialità tipica scozzese a base di interiora di pecora mescolate a cipolla e spezie direttamente insaccate nello stomaco dell’animale. Lo abbiamo assaggiato durante il nostro viaggio lungo le Highlands scozzesi in un villaggio di poche anime a nord dell’isola, Bettyhill.

Il sapore è molto particolare, forte, pungente, ma ci è piaciuto talmente da cercarlo come souvenir da riportare a casa. Alla fine lo abbiamo trovato, in barattolo, ma non aveva niente a che vedere con quello mangiato in quel pub.

haggis
Haggis preso dal web

Ramen, Giappone

I ramen che ho mangiato a Tokyo rimangono tra i piatti più deliziosi che abbia mai provato in assoluto, ordinati un po’ a caso da una di queste macchinette…

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Un’avventura capire come funzionasse, anche perché dalle poche foto e dalle scritte non si capiva niente. Poi abbiamo messo le monetine, premuto a caso qualche pulsante e sono usciti fuori due ticket minuscoli che abbiamo passato al banco. Subito dopo siamo stati raggiunti da un omone in grembiule nero che sembrava uscito direttamente da un manga. Alla fine i piatti ordinati si presentavano così.

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Alghe, carne e non so cosa altro a galla, un sentore piccante di pepe (?) che è arrivato subito come una ventata dall’inferno, ma che poi piano piano si è affievolito (o semplicemente aveva già anestetizzato). Di sicuro fu una cena stramba, gustosissima e…molto economica.. in tutto spendemmo il corrispettivo di circa 7€!

Laksa, Mauritius

La cucina mauriziana è un interessante incontro di culture, da quella europea (Olanda, Francia e Inghilterra, a turno, l’hanno colonizzata per quasi 400 anni), a quella indiana, orientale e persino creola. Tutto quello che troverete sull’isola, dal pesce di acqua dolce alla carne di montone o agnello, vi verrà proposto con abbondanti dosi di curry speziato, da solo o in eleborate creme, oppure fritto come vuole la (pesante) gastronomia creola.

Uno dei piatti che però ho apprezzato di più è una zuppa che pare originaria di Singapore e approdata non si sa come qui. Si chiama Laksa ed è un felice equilibrio di spezie, lemon grass, latte di cocco, curry (manco a dirlo) e si può trovare con carne o pesce. Io l’ho assaggiata con i gamberi ed era squisita. Ho provato a rifarla a casa, ma sbaglio dosi e proporzioni. La cucina asiatica per me è difficilissima da rifare…

gamberi
Nella mia non c’erano le uova… Immagine presa dal web

Bobotie, Putu e Chakalaka, Sudafrica

Sono tre delle preparazioni più comuni in Sudafrica, assaggiate nel corso di una splendida settimana a Cape Town. Il bobotie è una specie di quiche fatta con carne, spezie, uvetta, e sopra ha una bella crosticina fatta di pane e uova. Piatto bruttino da vedere, ma molto buono. Il putu e lo chakalaka sono usati più come contorni. Il primo ha la consistenza di un porridge granuloso a base di mais, spesso accompagnato con del chatney che sembra una marmellata piccante. Il secondo è un piatto vegetariano, di solito molto speziato, con ceci, pomodori, zenzero e curry.

Mettete queste tre specialità, dell’ottimo biltong (ritagli di carne essiccata) e un buon bicchiere di vino e otterrete la perfetta serata sudafricana.

Vegemite, Nuova Zelanda

Tra le marmellate da spalmare sul pane nel nostro albergo di Wellington spiccavano queste confezioni dall’invitante color giallo. In Italia, di solito, è la senape ad avere confezioni di quel colore, così, curiosa come una scimmia, apro fiduciosa la vaschetta e trovo una bella crema densa e nera come catrame e dall’odore salino. Dubbiosa se tuffare il mio cucchiaino oppure no leggo le informazioni sull’etichetta e pare sia un concentrato di vitamine. Una punta sulla lingua mi è bastata per buttare immediatamente tutto. Ripugnante. Eppure questa specie di marmellata proveniente dall’Australia è molto usata, specialmente a colazione, e durante la guerra era considerata un toccasana per rinvigorire il fisico e riacquistare vitalità.

vegemite
Una pubblicità d’epoca illustra le qualità della Vegemite. Immagine presa dal web.

Quali sono i piatti più caratteristici che avete assaggiato nel corso dei vostri viaggi?

Fatemelo sapere nei commenti 😉

Pubblicato da

Vivo a Roma, sono farmacista, ho 43 anni. Due figli, tre gatti, un pastore maremmano. In viaggio con Vale dal 2004, mi piace pensare che si possa viaggiare anche solo con un buon libro, un film, una canzone. Il blog nasce per il piacere di scrivere, immortalare e condividere le nostre esperienze di viaggio in giro per l'Italia e nel mondo. Sono una blogger atipica, molto poco social e non mi piace apparire in foto. Sogno il Sud America, ma poi con il cuore torno sempre a Parigi.

18 pensieri riguardo “Ricordando Anthony Bourdain: giro del mondo in 5 specialità

  1. Io e il mio ragazzo eravamo degli appassionati di Tutto in 24ore, genere di programma che io adoro, mi rispecchio davvero in ciò che hai scritto all’inizio…
    Passando invece ai piatti caratteristici strani e apparentemente disgustosi mi vengono in mente lo stinky tofu e l’uovo cotto cent’anni assaggiati in Taiwan, il natto in Giappone e il sundae in Corea (una sorta di sanguinaccio con noodles), e invece tra le delizie l’okonomiyaki in Giappone, il pudding in UK, i croque monsieur e madame in Francia, i tteokbokki in Corea, i pierogi in Polonia… e mi fermo qui visto che, da amante del cibo, la lista potrebbe essere potenzialmente infinita!

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    1. Tutto in 24 ore non lo conosco…ma lo danno sempre su LaF?
      Sulle delizie anch’io mi sono dovuta fermare, di sicuro sono più numerose delle cose disgustose provate in viaggio..anche perché e difficile che nn ci piaccia qualcosa😂😂😂
      Certo che l’Asia ne deve regalare di perle culinarie, in un senso o nell’altro…😉
      Grazie per essere passata Laura, ciao!

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  2. Non potevi trovare parole migliori per descrivere il programma (ormai format) di Bourdain. Anche io guardavo le prime stagioni, poi credo che abbia perso un po’ di quella genuinità che me lo faceva piacere. E come te sono rimasta senza parole alla notizia del suicidio.
    Non lo so è che a certe persone l’idea del suicidio non ce l’accosteresti mai e invece… 😦
    Ma dai ora celebriamolo pensando al cibo! Ma che sfiziosa la foto del ramen!
    E invece l’Haggis ehm… come dire…dall’aspetto non è che sia molto invitante però nonostante tutto sarebbe la prima cosa che assaggerei in Scozia! E si, ti dirò, sono curiosa anche di assaggiare quel bitume australiano e cercare di capire come mai sia così ripugnante per alcuni e adorato invece da altri 😉
    La cosa più curiosa che ho assaggiato è stata in Lituania: una zuppa fredda di un bel fucsia dovuto alle rape rosse+panna acida che ti dico buonissima! 😛
    Browlowrorrrrr….Cosa è stato? Ops il mio stomaco sono le 12:30!!! 😛
    Ti abbraccio!

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    1. Me la ricordo quella zuppa quando ne hai parlato nel tuo post sul cibo in Lituania! Quel colore rosa fucsia mi è rimasto impresso, non lo avevo mai visto correlato a del cibo.
      Credo anch’io che nelle ultime stagioni il programma di Bourdain avesse perso qualcosa…forse si era semplicemente stancato lui, però di certo mi sembrava più scazzato del solito 😉
      Poveraccio comunque, mi è dispiaciuto un sacco…
      Ti ringrazio tanto Dani, un bacione 😘

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  3. La citazione di Bourdain andrebbe dipinta in ogni aula, in tutte le scuole perché l’educazione alimentare secondo me deve iniziare prestissimo (e penso ai figli di una mia amica che mangiano praticamente solo cibo di mcD e simili).
    L’haggis l’ho provato anche io e ho apprezzato molto! Assaggio sempre tutto quello che mi viene proposto ma forse la cosa dal gusto più “particolare” è un formaggio norvegese dallo strano colore marrone: l’aspetto non è invitante e nemmeno il metodo di stagionatura (è fermentato), ma il sapore è da provare almeno una volta nella vita!
    Buona giornata 😍

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    1. Hai ragione Silvia, l’educazione alimentare dovrebbe cominciare da piccolissimi, non solo per motivi di salute, ma anche per aiutare il bambino a capire che si mangia quello che c’è, senza essere troppo schizzinosi e in un certo senso viziati. A proposito di formaggi dall’aspetto non invitante, me ne hai fatto ricordare una tipologia assaggiata in Sardegna tempo fa, il caciacetu (spero si scriva così). Aveva la consistenza di un primosale dal sapore forte però perché conservato nell’aceto… Stranissimo ma non male…😉
      Assaggerei volentieri anche quello norvegese…
      Grazie mille Silvia😘

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  4. Posso confessare che io non avevo idea di chi fosse Bourdain? Ed onestamente anche ora lo ignoro abbastanza. Anche io quando sono in viaggio tento di assaggiare tutto l’assaggiabile e di testare tutti i prodotti ed i cibi autoctoni e devo dire che sorprese in senso negativo non ne ho mai avute. Una cosa è certa, nonostante quella dell’assaggio sia il mio mood, io della pecora rinvolta nelle interiora, non ne avrei voluto nemmeno sentir parlare!

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    1. Io lo conosco perchè sono un po’ fissata con i programmi di viaggi e cucina e devo dire che le prime stagioni di Cucine Segrete con Bourdain erano fatte molto bene. Su LaF in realtà ce sono tanti di format interessanti…Il Cuoco Vagabondo, per esempio, e anche Racconti dalle Città di Mare (anche se non necessariamente si parla di cucina…).
      Grazie come sempre Marghe! Buona settimana!!
      PS: eppure l’haggis ha il suo why e il suo because…😉

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  5. Ti dico solo questo: un mio ex collega inglese mette la vegemite – o marmite che dir si voglia – sulla pizza. Sulla pizza. Avrei dovuto bloccarlo da tutti i social, pure quelli del lavoro 😀

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