Parigi secondo me (undici anni dopo)

Quando penso ai parigini mi vengono in mente i gatti.

Non so se da piccoli facevate mai quel gioco che abbina persone ad animali…

Ecco, se io mi trovassi con mio figlio a fare quel gioco, senza dubbio ai parigini abbinerei l’immagine di un gatto.

Come mici, i parigini se ne starebbero sornioni tutto il giorno a crogiolarsi al sole, seduti in qualche caffè all’aperto, a leggere un libro o a fumare una sigaretta mentre sorseggiano qualcosa di caldo o, al contrario, un bicchiere di vino bianco ghiacciato, a seconda del momento della giornata.

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Come i gatti, i parigini sono maestri nel sapersi godere la vita, con i giusti tempi, la dovuta lentezza, ritmi che sembrano aver imparato, chissà-forse dalla Senna?- che pigra pigra scorre senza sosta dividendo in due la città.

Sembrano poi sapere, da bravi felini quali sono, quando è il momento di destarsi, stiracchiarsi e andare a giocare, tirando fuori la loro anima più fanciullesca perché per i parigini divertirsi è una cosa seria.
E allora li vedi tornare dall’ufficio in monopattino, bambini travestiti da adulti in completo giacca e pantalone, la cravatta lenta che svolazza intorno al collo, o li vedi al parco, uno dei tanti, meravigliosi parchi di Parigi, a cimentarsi in agguerrite partite di pètanque, le bocce pesanti lanciate in aria e il rumore sordo, “stoc”, della palla spodestata da terra se il tiro è venuto bene. Altrimenti è un tuonare di “Merde!” e altri improperi che non capisco, ma che posso immaginare, più per l’enfasi con cui vengono pronunciati che non per il suono: quello rimane dolce e musicale sempre al mio orecchio non allenato.

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Dopo tanto giocare però è il momento della pappa e forse non c’è popolo più goloso di quello felino, parigino quando si tratta di mangiare bene.

Si parte dalla colazione con i golosi prodotti da boulangerie di cui non sarei mai sazia, caratterizzati da un sapiente e generoso utilizzo del burro (pepitos, tortoise, pain aux raisins), ai dolci via via sempre più belli, ricchi ed elaborati come i macaron o la tarte tatin (ma anche quelli di tradizione mediorientale, come i sigari libanesi o la baklava non sono affatto male…), per poi passare al salato, una festa di formaggi di capra, quiche, sfizi vari ed eventuali, più tutta la cucina di importazione, quella etnica, dal thai più fine ai felafel più gustosi.

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La joie de vivre di Parigi e dei suoi abitanti è qualcosa di contagioso e noi, anche se per soli quattro giorni, ci siamo lasciati travolgere e portare per mano.
Parigi è una fonte inesauribile di energia, è una città vibrante che dopo undici anni dal nostro primo viaggio ho trovato abbia ancora tanto da dire, da raccontare, da scoprire.

Mi aspettavo una città più chiusa e forse impaurita dopo i fattacci di Charlie Hebdo o del Bataclan (solo per citarne alcuni), invece Parigi se la gode ancora e alla grande, non perdendo occasione di dimostrare al mondo quanto sia fiera e tenace.
Piuttosto che starsene al chiuso Parigi reagisce stando allo scoperto creando momenti di aggregazione speciali.

Le manifestazioni collettive in questi soli quattro giorni si sono sprecate, tutte occasioni preziose, quasi una chiamata a raccolta.
Abbiamo cominciato dal giovedì con il Festival della Musica, manifestazione che ha visto esibire fino a notte fonda cantanti e band ad ogni angolo delle strade per proporre il loro repertorio, con i passanti a far capannello, a ballare e cantare in coro.

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Siamo poi arrivati al sabato che ha visto il centro città chiuso alle auto per lo svolgimento di gare sportive che hanno avuto un largo seguito di pubblico e atleti. Che bello veder giocare a ping pong lungo le banchine della Senna o assistere a una gara di salto con l’asta su uno dei ponti che collegano Parigi alla Rive Gauche!

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Le stesse partite dei Mondiali sono da sempre una scusa per stare insieme, da vedere rigorosamente seduti in qualche brasserie, con il tricolore dipinto sulle guance se a giocare sono proprio i Galli o radunati in qualche casa… (Sarà che senza l’Italia ai Mondiali questa cosa di guardare le partite con gli amici mi è un po’ mancata, fatto sta che mi ha fatto piacere sentire le urla di incoraggiamento o di delusione echeggiare dalle finestre di Montparnasse).

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Domenica a Le Marais era in corso una manifestazione artistica a ingresso libero, pittori, musicisti, inventori, tutti radunati sotto il tetto di una vecchia scuola adibita a vivaio culturale in uno dei quartieri forse più rampanti e in ascesa di Parigi, nel brulicare affaccendato del ghetto ebraico, tra ristoranti, librerie kosher e street art.

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Parigi è ancora in fermento e nonostante i problemi (sapevate che i bambini già dall’asilo si esercitano in caso di attacco terroristico?) è ancora viva e colpo dopo colpo magari cade, ma rimanendo sempre in piedi. Proprio come farebbe un gatto.

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Micione in un market di Montmartre

 

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Vivo a Roma, sono farmacista, ho 43 anni. Due figli, tre gatti, un pastore maremmano. In viaggio con Vale dal 2004, mi piace pensare che si possa viaggiare anche solo con un buon libro, un film, una canzone. Il blog nasce per il piacere di scrivere, immortalare e condividere le nostre esperienze di viaggio in giro per l'Italia e nel mondo. Sono una blogger atipica, molto poco social e non mi piace apparire in foto. Sogno il Sud America, ma poi con il cuore torno sempre a Parigi.

24 pensieri riguardo “Parigi secondo me (undici anni dopo)

  1. In effetti l’abbinamento è calzante e rende bene l’idea. Uno stile di vita sorniona ed elegante. Elegante come il tuo modo di descrivere la città francese. Adoro Parigi, già visitata due volte, ma ancora desideroso di viverla.

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  2. Curiosa questa tua associazione felina e più leggevo il tuo articolo e più nella mia mente bacata ho immaginato le strade parigine, i bistrot e il lungosenna infestati da baffi e fusa 😛 Ci sta tutta questa similitudine e complice il potere evocativo delle parole finalmente ho trovato una persona che in poche frasi mi ha fatto piacere Paris. L’ho trovata una bellissima chiave di lettura Alessia! 🙂 Il titolare del supermarket è fantastico! 😛
    PS:
    “Merde!”, scusa il francesismo, ma ora Parigi la vedo con occhi diversi 😉

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  3. Hai questo dono incredibile di portarmi sempre con te nei posti di cui scrivi, e di farmi venire una voglia incredibile di partire subito – ma la seconda cosa forse non è così positiva perché non posso prenotare e partire a ogni articolo 😉
    Il paragone con i gatti è azzecatissimo! In particolare se penso ai parigini che giocano a pétanque mi fa tornare in mente mio nonno che pur non essendo francese era appassionato.
    Grazie per questo bel viaggio ❤️

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    1. Ho letto che è un gioco tipico della Provenza (grazie Wikipedia), ma non pensavo si giocasse anche in Piemonte.
      Mi piace molto questa cosa 😊
      Silvia, io ti ringrazio tantissimo, mi hai fatto un complimentone 😍
      Ti abbraccio, passa un bel weekend 😘

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  4. Io il gioco dell’abbinamento animali/persone non l’ho mai fatto, però mi viene istintivo associare le città a dei colori a seconda delle emozioni che mi provocano. A Parigi darei un bel verde vivo, forse per il verde del parco intorno alla Tour Eiffel visto la prima volta che ci sono andata.
    Anche io ci sono tornata dopo anni e l’ho trovata bellissima. E’ una città molto elegante. Prima o poi tornerò per darle più di un paio di giorni di tempo per farsi conoscere.

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    1. Noi la prima volta per riuscire a vedere il più possibile siamo rimasti una settimana mettendo in mezzo anche una giornata a Eurodisney e una a Versailles… E anche così per me non è ancora abbastanza, questi ulteriori quattro giorni mi sono sembrati proprio pochini..😉
      Mi piace questa cosa dell’abbinare alle città un colore… Io a Parigi darei un bel rosso, ma forse solo perché mi sono fatta suggestionare dall’aspetto del Moulin Rouge 😉
      Grazie Anna per essere passata!! Ciao!

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  5. Ma non hai scritto un post, hai scritto una poesia. Posso venire a Parigi con te per favore? Giuro che non sporco e non sono molesta, non particolarmente almeno.
    Io ne ho un ricordo pessimo, me la sento addosso come se fosse criptonite ed io Superman… è una città che mi mette ansia. Mi hanno portata lì per il mio 30° compleanno e beh, puoi immaginare come sia andato.
    Sto facendo un confronto mentale tra i modi in cui tu ed io abbiamo descritto questa città: te come un gatto sornione che se la gode ed io come una vecchia put***a che si crogiola nel ricordo dei suoi anni d’oro; per cui ti ringrazio, perchè onestamente mi hai regalo 5 minuti di una Parigi bella, serena, in pace, una Parigi che vorrei conoscere e che potrebbe decisamente piacermi.

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    1. Ma sai che conosco tanta gente che descriverebbe Parigi come una vecchia p***? Mi piace come cambi il punto di vista su una città da persona a persona.. Ma come ti mette ansia?!😅 Io ci vivrei senza pensarci su… Comunque sono contenta che ti sia piaciuto il mio punto di vista.. Grazie infinite😘😊

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      1. Ahahah dai allora se in tanti la vediamo così, vuol dire che un po’ lo è! ahahaha Si, è meraviglioso questo continuo cambio di vista tra persona e persona, dà l’idea di come tutto sia vivo

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  6. Ciao, grazie per questo articolo positivo su Parigi. Vivo in Francia da molto tempo e sento raramente commenti positivi dall’Italia sulla Francia e soprattutto sui francesi. Sei molto brava nelle descrizioni ma anche nelle foto, molto bella quella della ragazza nel caffé con le lampade sul soffitto. Aggiungerei che quello che colpisce a Parigi é il contrasto tra tutto quello che descrivi e il ritmo frenetico della gente che va al lavoro e che sembra sempre di cattivo umore. Un saluto a Valerio con cui ho condiviso qualche anno di università e felicitazioni per il piccolo Samuele. Dario

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    1. Ciao Dario!
      Ti rispondo direttamente io perché mi fa tanto piacere risentirti, e anche per dare la parvenza che ogni tanto faccio qualcosa anche io per il blog (non è vero ovviamente, fa tutto Ale). Poi Ale si vergogna sempre un pò quando le fanno i complimenti sulla scrittura o le foto, quindi la tolgo dall’imbarazzo e ti ringrazio da parte sua.
      Hai ragione quando dici che raramente in Italia si parla bene della Francia o dei francesi, è una cosa che riscontriamo anche noi. A dire la verità, noi in Francia siamo stati sempre benissimo tutte le volte che siamo andati, e, compatibilmente con la frenesia del quotidiano, siamo stati sempre accolti con ospitalità.
      Un abbraccio grande a te e alla tua famiglia, speriamo di risentirci presto!
      Valerio

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  7. Il paragone micio/parigini ci sta alla grande. Sarà che una delle immagini più famose è lo chat noir, ma i tuoi paragoni calzano a pennello. E sai cosa? Mi hai fatto venire un’immensa nostalgia. Mi piacerebbe tornare da adulta, vedere quello che IO voglio vedere e godermela con una consapevolezza diversa. La mia ultima visita risalirà a più dei vostri 11 anni, eppure i sapori di quei dolci ce li ho ancora impressi. Grazie per questo tuffo nel passato ❤

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    1. Io vivo con la costante nostalgia di Parigi addosso, quindi non posso che capirti. Ci sono stata solo due volte eppure credo sia la mia città del cuore. E non ne sarei mai sazia❤ Grazie a te cara!

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