Monterey e Pacific Grove: cosa vedere nei luoghi di Steinbeck

Monterey può trarre in inganno. Ad un occhio poco attento potrebbe quasi sembrare insignificante, una piccola cittadina di mare, probabilmente agghindata a puntino per compiacere i vacanzieri di passaggio, ma se si guarda più a fondo ci si accorge che c’è molto di più.

Se penso a Monterey mi vengono in mente gli incredibili sforzi che sono stati fatti per renderla il gioiello che è oggi, la profonda ripulita che si è data diventando un elegante centro di villeggiatura al centro della baia che porta il suo stesso nome.

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A Monterey si inscatolava pesce. I vicoli che vediamo oggi su Ocean Avenue erano il centro dell’industria conserviera, con annessi olezzi, liquami, rumori e tutto un sottobosco umano dedito alla truffa, al gioco d’azzardo, ai bordelli e all’alcool meravigliosamente descritto da John Steinbeck.

“Cannery Row in Monterey in California is a poem, a stink, a grating noise, a quality of light, a tone, a habit, a nostalgia, a dream. Cannery Row is the gathered and scattered, tin and iron and rust and splintered wood, chipped pavement and weedy lots and junk heaps, sardine canneries of corrugated iron, honky tonks, restaurants and whore houses, and little crowded groceries, and laboratories and flophouses. Its inhabitant are, as the man once said, “whores, pimps, gambler and sons of bitches,” by which he meant Everybody. Had the man looked through another peephole he might have said, “Saints and angels and martyrs and holymen” and he would have meant the same thing.”

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Fu proprio lo scrittore Premio Nobel a ribattezzare uno di quei vicoli malconci come Cannery Row, dal suo omonimo romanzo del 1945, un nomignolo affettuoso, di chi sotto sotto vuole bene a quel luogo e a quelle canaglie, gente che non arriverà mai da nessuna parte, senza velleità, ma va benissimo così.

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Nel 1958 il sindaco di Monterey omaggiò Steinbeck ribattezzando quella strada ufficialmente come Cannery Row, un lungomare un po’ particolare, perché in certi punti manca l’affaccio sul mare che uno si aspetterebbe, ma quando l’affaccio c’è -ragazzi!- si rimane senza parole.

Vivacissimo, con i vari ex stabilimenti collegati da una parte all’altra della strada tramite attraversamenti coperti, dove una volta passavano le casse del pesce pronte ad essere caricate sui treni della Southern Pacific Railroad.

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Molti di questi padiglioni oggi sono stati riqualificati a locali dove fanno musica dal vivo, sale giochi, negozi di souvenir, ristoranti di pesce, alcuni dei quali appollaiati su pontili in mezzo al mare, da dove si possono vedere nuotare i tanti leoni marini che scelgono la baia di Monterey per vivere e riprodursi.

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A rendere ancora più indissolubile questo legame con il mare, due posti, uno lampante, l’altro un po’ meno.

Il primo è il Monterey Bay Acquarium, che abbiamo avuto la fortuna di visitare una sera a cena durante un evento privato organizzato dalla conferenza alla quale mio marito ha partecipato.

La costruzione è del 1984 e credo da allora non l’abbiano più ritoccata, quindi ha un aspetto molto più old fashioned rispetto ad altri acquari visitati nel resto del mondo, tipo l’Oceanario di Lisbona o il Den Bla Planet a Copenhagen, per non parlare di quello a Valencia. La location però è straordinaria, con quelle terrazze che danno sull’oceano, dove l’acqua salata crea delle piscine naturali e dalle quali è bellissimo vedere la baia accendersi delle luci della sera.

20181010_18532920181010_185424All’interno, imperdibile la vasca delle razze che passeranno per farsi accarezzare con la stessa vivacità che avevo visto solo in un cagnolino.

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Vasca dei coralli

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Il secondo è una spiaggetta minuscola, stretta tra spacci di clam chowder e alberghi in stile. Si chiama Macbee, dove il lavoro duro dei pescatori è stato immortalato in un disegno piccolo e semplice che secondo me però è la metafora perfetta per parlare di Monterey e del suo passato umile.

Uscendo da Cannery Row si prosegue lungomare, una terrazza panoramica che costeggia la spiaggia e da dove è possibile vedere delfini, leoni marini e pellicani. Fate caso a dove mettete i piedi perchè potreste imbattervi in piccole lastre smaltate incastonate nel marciapiede.
Sono immagini che raffigurano alcune antiche confezioni di pesce in scatola che venivano preparate qui e che creano una specie di filo conduttore fino al Fisherman’s Wharf.
Il Fisherman’s Wharf è un’altra zona deliziosa di Monterey e consiste, in realtà, in due moli. Uno più nuovo, dove avrete l’imbarazzo della scelta su quale ristorante prediligere e da dove partono anche le crociere per i vari whale watching. L’altro, più antico, dove la gente và ancora a pescare, tra barche in rimessa e porticcioli.

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Il downtown di Monterey, invece, ha tutto l’aspetto di una colonia cattolica, essendo stata fondata come mission intorno alla fine del 1700. Location come la Cattedrale di San Carlos Borromeo, Alvarado Street, cuore dello shopping, e il bellissimo parco di El Camino Real sono solo alcuni esempi del passato spagnolo di questa affascinante cittadina.

 

Pacific Grove

Attaccato a Monterey, tanto da non riuscire quasi a distinguerne i confini, c’è Pacific Grove, la città delle farfalle, come viene spesso definita per via delle farfalle monarca che ne hanno fatto la loro casa.

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Pacific Grove è un rifugio privilegiato, un covo. È una fuga romantica, è una corsa corroborante lungo l’oceano, è una panchina all’ombra dei pini marittimi attorcigliati sulla scogliera, è un cottage vittoriano dal quale sentire l’odore di mare.

monterey - 613monterey - 614monterey - 625monterey - 628monterey - 630monterey - 631DSC_0610_w Passeggiare lungomare vi permetterà di entrare in quel suo mood speciale di rifugio solitario, e viene facile capire perché per anni è stato il luogo scelto da artisti e intellettuali per concentrarsi e ritrovare sé stessi, non da ultimo proprio Steinbeck, che qui visse con la prima moglie per un certo periodo.

Lungo la scogliera un murale che racconta la storia di Pacific Grove, di come sia stata fondata nel 1875 da una piccola comunità di metodisti, anche se i primi abitanti erano per la maggior parte asiatici. Si racconta che quegli appezzamenti di terreno siano stati venduti per 50$ e guardando queste ville del diciannovesimo secolo viene spontaneo pensare alla classica fortuna, che capita sempre al momento giusto nel posto giusto.

monterey - 638Proseguendo si arriva a una spiaggia a forma di mezza luna, che facendo parte di una riserva naturale, quella di Lovers Point, permette di nuotare o di fare kayak con i leoni marini.

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Asilomar

Vicino Pacific Grove sorge il paesino di Asilomar. Non avevo mai sentito nominare questo posto, finché Valerio non mi ha detto che la conferenza si sarebbe svolta qui. Creato agli inizi del 1900 da una comunità scientifica di sole donne, il Parco di Asilomar consiste in tanti padiglioni che sembrano degli chalet, tutti di legno e pietra, perfettamente integrati nella foresta.

Gironzolando è facile trovarsi faccia a faccia con un cervo in cerca di cibo e che non ha minimamente paura degli uomini, tra scoiattoli e pini secolari.

Bellissima la spiaggia di Asilomar, meta favorita di surfisti locali, una lunga lingua di sabbia bianca battuta dal vento e dalle mareggiate.

 

 

Conoscete questi posti? Vi sono piaciuti?

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Vivo a Roma, sono farmacista, ho 43 anni. Due figli, tre gatti, un pastore maremmano. In viaggio con Vale dal 2004, mi piace pensare che si possa viaggiare anche solo con un buon libro, un film, una canzone. Il blog nasce per il piacere di scrivere, immortalare e condividere le nostre esperienze di viaggio in giro per l'Italia e nel mondo. Sono una blogger atipica, molto poco social e non mi piace apparire in foto. Sogno il Sud America, ma poi con il cuore torno sempre a Parigi.

15 pensieri riguardo “Monterey e Pacific Grove: cosa vedere nei luoghi di Steinbeck

  1. Anche queste foto confermano la mia impressione: un luogo malinconico e vintage, ma estremamente affascinante. E che teneri i leoni marini, io li ho visti in Cile sdraiati su un molo a prendere il sole 😀

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  2. Ma quanto poco ho visto durante la giornata “alla giapponese” in bus? Per l’acquario purtroppo non c’è stato tempo… e per il resto nemmeno! Ricordo però la passeggiata lungo Cannery Row e quell’atmosfera che si respira solo lungo la costa della California ❤️

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  3. Ma che posto è mammamia! Si passa in un attimo da un romanzo alla Nicholas Sparks ad un telefilm noir passando per un racconto di quelli che parlano di grandi saghe familiari! E poi ha un’aura così dannatamente vintage che sembra abbia fatto da sempre parte della tua vita e dei tuoi ricordi (anche senza esserci mai stati). Lo so sto delirando però dico sul serio, sembra quasi di aver visto un pezzettino di questo posto in ogni film o romanzo ambientato negli States! 😉
    E come hai fatto a tornare in Italia? 😛
    Ti auguro una serata “patatosa” 😀

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    1. Credo sia un po’ l’effetto che fanno gli States in generale, quel misto di nuovo e di già visto, anche se solo nei film. La California è una di quelle zone deja vu 😉
      Tornare in Italia è stata tosta, chetelodicoafà, anche perchè, come forse si intuisce pure dalle foto, la qualità della vita laggiù è altissima. Altri ritmi proprio…
      Ti abbraccio Dani, buona giornata e grazie 🙂

      Piace a 1 persona

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