Tre episodi di gentilezza in viaggio (che ti riconciliano con il mondo)

Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso“.

Potrebbe essere questa la citazione che ha ispirato Sara, la frizzante streghetta del blog The Spritzy Witch, a creare questo tag, #gentilezzainviaggio.

Perché non raccontarsi a vicenda i momenti di gentilezza donati o ricevuti in viaggio?

Bastano tre episodi (ma se sono di più va bene lo stesso), la cosa importante è condividere la bellezza che un gesto gentile e disinteressato porta con sé.

Con noi sono stati buoni e gentili…

In Giappone, a Tokyo

E dove si può cominciare a parlare di gentilezza se non dal Paese del Sol Levante?

Se avete avuto modo di leggere il mio (lungo) diario di viaggio dedicato al Giappone, vi sarete accorti che uno dei primi aspetti che ho amato di questo paese sono stati proprio la cortesia e la grazia innate del popolo giapponese.

Il loro modo di salutare con un inchino, quel porgere gli oggetti che si stanno acquistando, il loro sorridere timido e incerto, sono stati tutti modi di fare che a me sono arrivati ancora prima del fascino dei templi antichi o della bontà dei piatti locali.

A Tokyo però un ragazzo, vedendoci in difficoltà a trovare il nostro albergo una volta usciti dalla metro, sudati, stanchi e carichi di bagagli, ci ha prestato il cellulare mettendoci a disposizione il suo gps e scortandoci fino all’ingresso dell’alloggio, nel quartiere di Asakusabachi. Tutto questo senza parlare una parola di inglese. Una conversazione a gesti, inchini e sorrisi, quella di noi tre, ma che ci ha salvati dal nostro sentirci completamente lost (e non solo in translation).IMG_4542

In Nuova Zelanda, a Motueka

Sull’isola sud della Nuova Zelanda solo per una notte, prenotiamo una camera in un resort che affaccia sulla bellissima spiaggia di Kaiteriteri, nel Parco Nazionale di Abel Tasman.DSC_0931

Scopriamo che il ristorante all’interno della struttura è chiuso per l’inverno, così per la cena Vale è costretto a rimettersi in macchina per andare a cercare qualcosa da mangiare. Tornerà solo dopo quasi un’ora (mi stavo preoccupando…), con un paio di tramezzini al pastrami,  mele e golden kiwi.

Ha trovato tutto chiuso, alcuni ristoranti addirittura dalle 16:30, e per un boccone è dovuto arrivare al centro abitato più vicino, Motueka, a circa venti minuti di strada, dove comunque ha trovato aperto solo un distributore di benzina con un piccolo store gestito da una anziana donna indiana. Una volta acquistati gli unici tramezzini in vendita ha chiesto se fosse possibile comprare un po’ di frutta ed è stato qui che l’indiana si è alzata, è sparita nel retrobottega (casa sua) per poi ricomparire con la busta di mele e kiwi.

Vale ha capito che la frutta proveniva dalla dispensa personale della donna perché quando ha chiesto il prezzo la signora gli ha risposto che era gratis. Non ci volevo credere quando me lo ha raccontato. A me questi gesti di generosità spontanea lasciano sempre sbalordita.

In Sudafrica, a Città del Capo

A Città del Capo per una settimana di lavoro, alloggiamo in un albergo downtown. A colazione il primo giorno con noi c’è una famiglia africana: madre, padre, nonna (vestita di un bellissimo abito tradizionale sui toni del nero e del giallo), e almeno tre bambini di tre diverse generazioni. Il capofamiglia è prima di noi in fila al ricco buffet, ma gentilmente si volta per chiederci di passargli avanti. E a me questo semplice gesto ha sbalordito e in un certo senso commosso. Commosso perché non mi è mai capitata una simile premura (a Roma casomai è il contrario, riuscire a passare in fila quando ti spetta senza essere prevaricati), un po’ perché questo tipo di attenzione è comune nei confronti dei bianchi, e penso con amarezza a quanto anni di schiavitù e apartheid siano (forse) riusciti a forgiare il carattere di queste persone tanto da renderle così miti e mansuete.

Gli spieghiamo che non c’è motivo che gli passiamo avanti e lui, quasi scusandosi, spiega che con la sua numerosa famiglia potrebbero volerci mesi prima di riuscire a riempire i nostri piatti. Ma noi non abbiamo fretta…

Sempre durante lo stesso viaggio avremo più occasioni di sperimentare di persona la gentilezza e il calore del popolo africano, capace di scaldarti il cuore con un sorriso o… a regalare cioccolata al tuo bambino solo perchè lo hanno sentito piangere (è successo nel bar all’interno dei Giardini Botanici di Kirstenbosh…).

Quali sono i vostri episodi di gentilezza in viaggio? Fatecelo sapere nei commenti o, se volete partecipare, usate l’hashtag #gentilezzainviaggio ideato da Sara del blog The Spritzy Witch.

NB: immagine copertina by Unsplash.

Pubblicato da

Vivo a Roma, sono farmacista, ho 43 anni. Due figli, tre gatti, un pastore maremmano. In viaggio con Vale dal 2004, mi piace pensare che si possa viaggiare anche solo con un buon libro, un film, una canzone. Il blog nasce per il piacere di scrivere, immortalare e condividere le nostre esperienze di viaggio in giro per l'Italia e nel mondo. Sono una blogger atipica, molto poco social e non mi piace apparire in foto. Sogno il Sud America, ma poi con il cuore torno sempre a Parigi.

15 pensieri riguardo “Tre episodi di gentilezza in viaggio (che ti riconciliano con il mondo)

  1. Non riesco a fare una classifica per definire quali di questi tre episodi mi piacciano di più… Forse la seconda, l’immagine della signora mentre afferra la frutta della propria dispensa mi scalda il cuore. Noto anche come il Giappone compaia sempre in queste liste 🤩 grazie mie, sono felice abbia portato avanti quest’onda di Gentilezza! ✨

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    1. È un’idea che mi è piaciuta da subito, te lo avevo anche scritto, ma non avevo avuto tempo di mettere nero su bianco niente. Sai che anche io ho nel cuore quell’episodio della donna indiana? Il pensiero che chi ha meno sia sempre pronto a donare per primo è un atto di una grandezza incomparabile ❤️ Ti abbraccio Sara, buona serata😘

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  2. Se dovessi identificare la gentilezza con un simbolo, questo sarebbe proprio un sole rosso su sfondo bianco! Senza nulla togliere alle altre culture eh intendiamoci! Ci sono a tutte le latitudini persone che hanno la gentilezza nello sguardo ma quella dei Giappi è proprio nel sangue, gli appartiene come educazione e profondo senso civico. Spesso mi domando cosa ci sia di difficile nell’imparare da chi fa meglio? Non ci vuole niente eppure… 😦
    Mi ricordo dell’episodio in Nuova Zelanda e dell’ansia di tu da sola nell’appartamento e Vale che non tornava! O_O Io lo raccontai mesi fa su IG l’episodio di gentilezza sperimentato in Lituania, quella ragazza alta e bionda che è scesa dall’autobus nel nulla insieme a me soltanto per indicarmi la strada di un monumento.
    E quella non era la sua fermata!
    Il contatto con le altre culture è proprio uno dei tantissimi motivi per cui ci piace viaggiare! ❤
    Carinissimo tag, di episodi di gentilezza (all'estero) se ne potrebbero raccontare a migliaia! 😉

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    1. È triste, però hai ragione, per quanto mi sforzassi non mi sono venuti in mente episodi di gentilezza in Italia… 😔
      La cultura giapponese, secondo me, dovrebbero proprio insegnarla nelle scuole, come educazione civica. Mi ricordo di quell’episodio che avevi raccontato in Lituania, ma ogni volta resto sbalordita❤️

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  3. Sono gesti che ti fanno sperare, in particolare la gentilezza della donna che vi ha regalato la frutta.
    Per quanto mi riguarda, l’atto di gentilezza nei miei confronti è capitato a Betlemme la scorsa settimana. Per farla breve, siamo arrivati in ritardo all’appuntamento con l’autista che ci doveva riportare a Gerusalemme, e quando siamo arrivati alla macchina lui non c’era. Un tizio di un negozio vicino ci ha chiesto se stessimo aspettando qualcuno e in dieci minuti, passando parola con gli altri negozianti e facendo un giro di telefonate, lo ha rintracciato e gli ha fatto sapere che eravamo lì. Non era assolutamente tenuto a farlo, ma il fatto che si sia “sbattuto” per noi mi ha fatta sentire ottimista.

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    1. Bentornata Silvia! Come è andata? A giudicare da questo aneddoto mi sembra molto bene 😉 Hai ragione, sono episodi che regalano speranza. Anche il tuo, in effetti… Quel tipo non era affatto tenuto a interessarsi per voi, eppure… ❤️

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  4. Che bello questo post! Anche a noi è capitata una situazione simile a quella della frutta, ma a Berat in Albania. Ci siamo fermati a mangiare in questo ristorante che era letteralmente la moglie in cucina, il marito che serviva i tavoli e il suocero che offriva alcolici e faceva il vino 😀 alla fine, ci hanno regalato della frutta per il viaggio (“dovete guidare fino a Tirana, è lontano!”) e della rakia albanese fatta in casa.

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    1. Che bello questo racconto, Giulia! Immagino ti abbiano lasciata senza parole… Valerio provó a pagare, ma non ci fu verso, quasi un’offesa per quella donna. Viaggiare è meraviglioso anche per le belle persone che uno ha la fortuna di incontrare😍

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  5. Bel post per ricordarci quanto sia importante notare questi piccoli grandi gesti!!
    Mi hai fatto pensare a quando sono atterrata a Tokyo per recarmi ad una conferenza con poster al seguito (infilato nel suo bel tubo). Naturalmente la stanchezza di oltre 15 ore di viaggio (tra cambi e tutto) si e’ fatta sentire quando, dopo aver comprato il biglietto del treno all’ufficio JP-Rail Pass di Narita, ho lasciato il poster al negozio. Pochi minuti dopo un giovane giapponese mi stava rincorrendo con il mio poster in mano! Dignita’ nei confronti del mio supervisor salvata!

    PS: sto scoprendo ora il vostro blog (sono nuova) e al momento mi piace molto.. corro a leggere il diario sul Giappone! 🙂

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    1. Che bello questo Giappone che torna sempre raccontando gli episodi di gentilezza! Penso che bisognerebbe organizzare un viaggio in Giappone all’anno solo per ritrovare fiducia nel genere umano, un’iniezione di speranza, specie per noi che abitiamo in Italia… 😉
      Lieta di conoscerti Silvia!!
      Grazie per la visita al blog e per il complimento!!
      A presto!:)
      Ale

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  6. Come i giappi nessuno mai! La tua riflessione sull’evento di Città del Capo devo dire che mi ha fatto un po’ “tristezza”, forse perchè quando ci sono stata, ho avuto l’impressione che questa tanto decantata parità tra b/w alla fine sia solo più fumo che arrosto.
    Ho deciso, se riesco, di partecipare a questa “catena di Sant’Antonio” perchè in questo mondo dove siamo tutti pronti a screditare il prossimo, gli atti di gentilezza devono essere praticati, diffusi e raccontati! Quindi ti ringrazio per averlo fatto e per dare la possibilità di fare altrettanto.

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    1. Grazie a te se parteciperai, Marghe.
      Anch’io ho aderito all’iniziativa di Sara per gli stessi motivi, perchè credo che gli atti di gentilezza non debbano mai essere dati per scontati…
      Anche tu hai avuto la stessa impressione a Città del Capo, vero?
      Secondo me tanti anni di violenze e soprusi possono arrivare a minare le menti, anche delle generazioni future, e Mandela è ormai morto…
      Un bacione cara, ciao!

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